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cuguinienegelsunga

Tanto tuonò che piovve! Alla fine Rocco Super Fast ha scritto nero su bianco che si è praticamente “rotto i cabasisi” e che non ha più voglia di giocare al gioco dell’oca dello stadio.

In effetti non si è mai visto uno stadio più mobile di quello che dovrebbe costruire la Fiorentina. Facciamo un breve riepilogo per la salute mentale dei nostri affezionati lettori.

All’inizio fu Castello (absit iniuria verbo) dove si sarebbe dovuta posare un’altra nuvola del celebre archituttoio Max Fuffas. Ma i gendarmi della città dissero che no, non si doveva fare. Che era tutto sbagliato e tutto da rifare e che anzi c’era anche un poco di puzzo di bruciato. Poi tutto fini a Roma dove dissero (dal Palazzaccio) che andava tutto bene. Ma era troppo tardi.

Poi ci furono anni di progetti presentati a metà, mancava sempre un foglio, anzi due, forse tre, ma anche solo mezzo, e i proprietari della Fiorentina (i celebri calzolai delle marche inglesi) facevano “ammuina” con la città e il capo della città (tale Nardellik passato di li per caso e infatti sempre poco informato su cosa succede davvero nella città) faceva finta di non capire. Di non capire che sembrava a tutti un poco strano fare lo stadio al posto del mercato spostando il mercato a Castello (absit iniura verbo). Ma non si faceva prima a fare lo stadio a Castello senza spostare niente? Ma le cose semplici sono senza onore.

Poi arrivarono gli americani. Rocco Super Fast disse subito subito che avrebbero fatto subito subito il nuovo stadio. E chiamarano subito subito il celebre architettotutto Villamare che progettò subito subito il nuovo stadio al posto del vecchio. Ma l “ex ragazzo di Rignano”, già capo della città prima del Nardellik (e ora capo di Italiacosìcosì) chiamò subito subito lo stesso Nardellik e gli ordinò di rinunciare a fare lo stadio dove c’era già lo stadio. “E’ troppo semplice” disse.

Il povero Nardellik si trovò di nuovo alle prese con il mercato e anche con l’aeroporto che si deve ampliare. Ma chi se ne frega dell’aeroporto dissero i capi della città. Facciamo lo stadio al posto del mercato. Ma senza spostare il mercato. Facciamo tutto li. Stretti stretti come innamorati. Ma il diavolo fa le pentole e non i coperchi e quindi piano piano si scopre che stretti stretti è peggio che larghi larghi, che sotto sotto (nel senso del sottosuolo beninteso) non si sa cosa ci sia e insomma si ritorna da capo.

Il fast fast diventa slow slow anzi quasi stop stop.

Alle prossime puntate.

I Cugini Engels

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