Le poesie che i trenta poeti ci offrono sono state scritte nella “cattività” causata dal confinamento
per difendersi dalla pandemia di Covid-19
A cura di Caterina Trombetti e Aldo Frangioni
In tempo di necessaria quarantena, oltre a tutti gli accorgimenti e le ricerche scientifiche del caso, l’uomo è sempre ricorso alla resilienza sviluppata dai valori spirituali che lo sostengono nel raccoglimento.
Uno dei valori spirituali fondamentali è la poesia.
Sempre i poeti hanno contribuito, con la loro voce, a dare un senso per il superamento dello smarrimento del dolore.
Basti ricordare il grande Giuseppe Ungaretti, “uomo di pena”, che con la sua poesia ricondusse a “Parola sillabata” lo strazio della Grande Guerra.
Questo perché il poeta muove da una “solitudo”, da un suo interiore romitaggio che vince pure l’isolamento forzato.
Emily Dickinson visse più di venti anni in un suo isolamento che ciò non era, ma solitudine scelta, nella quale non si sentì mai sola.
Essa scrisse: “Non ho visto il mare né la brughiera, ma conosco l’erica e le onde” perché la realtà non è ciò che soltanto si vede, ma ciò che primariamente si sente.
E, come affermò Marcel Proust, non serve allargare lo sguardo lontano, ma avere occhi nuovi per “vedere” davvero ciò che ci circonda.
D’altronde, “Non si vede bene che col cuore, l’essenziale è invisibile agli occhi….” (Piccolo principe)
Certamente, c’è differenza fra la clausura “domiciliare” e tutto ciò, ma proprio per questo in tempo di quarantena la poesia urge, serve, ma non quando viene esibita pubblicamente come “fiore all’occhiello” in contesti “amministrativi” (omissis), perché allora serve soltanto a chi ne fa uso.
Se poi questa poesia invita (va) a “rimanere in casa” in ere lontane in una città nella quale negli ultimi anni vi sono stati 12.000 morti per inquinamento industriale…
E tuttavia, per chi scrive oggi, non è neppure il caso di ripartire dalla solenne, imperitura esclamazione dell’“O natura” di A Silvia.
La bravissima autrice di questa antologia, Caterina Trombetti, magistralmente ha saputo scegliere voci originali, autentiche, di poeti che sanno usare la Parola partendo davvero dalle loro “sudate carte”, di chi conosce l’arte del labor limae, della misura e del pudore dell’effondersi.
Caterina ha svolto un lavoro accurato, selettivo rigoroso. I poeti che lei ha scelto offrono testimonianza, ognuno a suo modo, per una risposta da dare al dramma che ci coinvolge..
Rimarrà dunque un contributo di come si possa tradurre la Storia con le sue linfe profonde e le sue infinite variazioni, in poesia memorabile, che rimane nella memoria, perché scaturita da questa terribile vicissitudine.
Franco Manescalchi
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Salvatore Armando Santoro
Felice di esserci stato. E poi c’era anche Caterina Trombetti (che mi ha invitato) la mia Musa che ho impiegato come Giurata nelle prime quattro edizioni del Bando Letterario Europeo di Poesia e Narrativa Città di Montieri.
Un saluto a tutti i poeti presenti nell’antologia!